Francesco Bacone

Nacque il 22 gennaio 1561, nella York House di Londra, la residenza di suo padre, sir Nicholas Bacon, che nei primi vent'anni del regno d'Elisabetta I Tudor, aveva tenuto il Gran Sigillo. Sua madre era Lady Anna Cooke, cognata di Sir William CecilLord Burghley, che fu Lord Tesoriere della Regina Elisabetta, e uno degli uomini più potenti d'Inghilterra.
Nel 1573 a 12 anni iniziò a frequentare il Trinity College di Cambridge, ma dopo tre anni se ne allontanò generando un'accesa ostilità verso il culto di Aristotele volendo allontanare la filosofia dalla disputa scolastica per portarla su campi più pratici per illuminare ed accrescere l'umana felicità[1]. Francis Bacon entrò nel giugno del 1576 nel Gray's Inn di Londra una delle scuole dove si formavano i giureconsulti e gli avvocati.
Tre mesi più tardi partiva per la Francia al seguito di sir Amias Paulet nuovo ambasciatore alla corte di Enrico III: della Francia ebbe un'impressione negativa della quale resterà traccia nelle Note sul presente stato della cristianità (Notes on Present State of Christendom) composte nel 1582. Nelle Note dice che il re gli pare un uomo dagli sregolati piaceri, dedito alle danze, ai festini, alle cortigiane, la Francia un paese profondamente corrotto, male amministrato, povero e prossimo alla rovina.
Il 20 marzo 1579 ritorna precipitosamente a Londra a causa della morte del padre. Nel 1584 fu eletto in Parlamento come rappresentante di Taunton. Nel 1595 il Conte di Essex, suo grande amico, gli fece dono di una proprietà a Twickenham; l'amicizia fra i due si infranse però quando il Conte fu scoperto congiurare contro la Regina Elisabetta e lo stesso Bacone prese parte attiva nell'accusa.
La sua carriera politica lo vede ricoprire la carica di Solicitor general nel 1607, Attorney general (Avvocato generale) nel 1613, membro del Consiglio privato della Corona nel 1616, lord guardasigilli nel 1617, lord cancelliere nel 1618; fu quindi ammesso tra i pari come barone di Verulamio e visconte di Sant'Albano (1621). Nel 1621, dopo essere stato incarcerato per una condanna di peculato da cui comunque fu graziato dal re e scarcerato dopo qualche giorno di prigionia, si ritirò a vita privata dedicandosi esclusivamente ai suoi studi ed alla stesura delle sue opere attraverso le quali esercitò una forte influenza nel mondo politico e culturale.
Morì il 9 aprile 1626 a 65 anni nella residenza del conte di Arundel, a Highgate all'alba del giorno di pasqua, dopo aver contratto la polmonite mentre, secondo un controverso aneddoto, cercava di congelare un pollo nella neve per studiare gli effetti del congelamento sulle carni. Nel suo testamento lasciò ogni suo avere alla propria servitù.

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